Emozioni negative, emozioni positive, tutte comunque hanno il loro peso, il loro valore indiscusso nel nostro bilancio emotivo. Spesso facciamo però l’errore di reprimere quello che proviamo anziché affrontarlo, farci i conti, comprenderlo, in una sola parola viverlo. Gli stati d’animo ci dicono qualcosa in più su di noi ogni giorno, ci insegnano a capire cosa e chi ci fa del male, chi va bene per noi e chi no, cosa ci fa sorridere e cosa ci fa soffrire.
Soffocare tristezza, dolore, malinconia, risentimento e rabbia, quando si presentano alla nostra porta, significa perdere una parte importante di noi stessi, forse quella più scomoda e quella che più fa male al momento ma anche quella che, partendo dalla denuncia di cosa non va, riesce a sovvertire gli equilibri esistenti ed a condurci dal segno meno al segno più.
Se non ammettiamo di essere arrabbiati, di provare risentimento, indignazione, di soffrire per qualcosa o per qualcuno, altro non facciamo che negare quello che proviamo, quello che siamo. Le emozioni devono invece navigare libere dentro di noi, immaginiamo che la nostra psiche sia un mare tranquillo, solcato da navi di pirati e navi amiche, che all’arrivo della tempesta saranno in balia delle stesse onde.
Quello che dobbiamo fare, durante la tormenta, è usare le nostre emozioni positive, le navi amiche, per affrontare le navi dei pirati, le emozioni negative, in modo che quando si sarà ristabilita la calma, con il mare di nuovo piatto, avremo affondato definitivamente quello che ci tormentava. A quel punto, nel corso della nostra vita, potremo incontrare altri pirati, indubbiamente, altre sensazioni negative con cui scontrarci, ma potremo star certi di non veder riemergere mai più, dall’abisso dei cattivi già affrontati e superati, i nostri vecchi nemici, le ferite del passato. Dobbiamo, per vincerle, affrontarle in mare aperto ed inabissarle, non evitare che solchino le nostre acque perché questa sì che è un’impresa impossibile.
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