L’invidia è stupida

di Redazione 0

 

Quanta stupidità si annida nell’invidia. Di cosa mai dovremmo essere invidiosi? Cosa pretendiamo da noi stessi? Perchè alcuni aspirano ad assomigliare, quando addirittura non scimmiottare talenti, atteggiamenti, modi di essere che non gli appartengono, di altre persone, rendendoli infelici e frustrati?

Per intenderci: non tutti abbiamo l’avvenenza dei divi del cinema, eppure nella nostra esistenza di certo abbiamo fatto cose di cui poter essere soddisfatti. L’invidia dunque, va sempre di pari passo con la mancanza di autostima. Si prova questo sentimento perché non si è abbastanza convinti del proprio carattere. Così si svalorizza se stessi, un’operazione priva di senso. Infatti, se l’invidia è basata su una competizione fisica bisogna assolutamente relativizzare l’importanza di questa componente.

E pensare che una persona è l’unione di innumerevoli sfaccettature e dettagli, è corpo e anima, è pensiero e profondità. Ridurre tutto a un fisico con lineamenti perfetti e curve sensuali significa annullare l’essenza più intima dell’uomo. Se, invece, questo sentimento nasce per una rivalità intellettuale, o professionale, è utile focalizzare e approfondire la questione.

Per esempio, sento un’esacerbante invidia per la mia collega, perché negli ultimi mesi ha fatto notevoli passi avanti sul fronte della carriera? Devo chiedermi subito il motivo, con imparzialità. Forse sarà più esperta, più preparata. Allora perché non mi iscrivo a un master o non frequento un corso di lingua?

Questo è il modo migliore per vivere il sentimento, perché lo si trasforma in una competizione sana che fa migliorare. E, di conseguenza, fa aumentare l’autostima e permette di liberarci da questa schiavitù. Infine, tra tutti i sentimenti, l’invidia è quello, che più di altri, travalica le differenze di sesso. Un tempo, era un’inclinazione femminile.

Oggi colpisce chiunque, donne e uomini. Certo, abbiamo raggiunto la parità, anche se sarebb stato meglio ottenere questo risultato in altri campi. Ma è solo colpa di un mondo dove la lotta per la visibilità e la fama è diventato il primo comandamento.

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