La meditazione? Non è solo una via per raggiungere la pace interiore, ma si rivela anche un prezioso alleato contro la sofferenza fisica. Secondo una recente ricerca, infatti, chi si dedica in modo costante a questa pratica ha una tolleranza del dolore più elevata rispetto alla popolazione generale.
È il risultato di uno studio pubblicato su Emotion , una delle riviste dell’American Psychological Association. A condurre gli esperimenti, un gruppo di ricercatori dell’Università di Montreal, guidato dal dottorando Joshua A. Grant. La ricerca ha dimostrato che la meditazione zen cambia la struttura della corteccia cerebrale, rendendo chi la pratica meno sensibile al dolore.
Il team ha valutato la sensibilità al dolore causato da una sorgente di calore in 17 cultori dell’antica disciplina orientale e 18 persone che non l’avevano mai praticata. In seguito si è analizzata la struttura del cervello dei due gruppi attraverso una risonanza magnetica. Oltre a una maggiore capacità di sopportazione in quanti praticavano la meditazione, è stata trovata una relazione tra lo spessore di alcune aree della corteccia cerebrale e la sensibilità al dolore.
In particolare, chi pratica la meditazione aveva un maggiore spessore nella corteccia cingolata anteriore dorsale e nella corteccia somatosensoriale secondari. Queste persone, mediamente, tolleravano una temperatura di 53 gradi Celsius sulla pelle, con una riduzione della sensibilità del 18 per cento rispetto alla popolazione generale.
Le posture spesso dolorose associate con la meditazione possono infatti produrre a lungo andare un ispessimento della corteccia e ciò potrebbe ridurre la sensibilità al dolore. La meditazione comporta in alcuni casi un intenso sforzo per mantenere a lungo la postura corretta. Questo esercizio continuo dunque potrebbe provocare un adattamento del cervello.
Non si tratterebbe dell’unico caso in cui il dolore si associa a cambiamenti strutturali della corteccia cerebrale: da tempo i ricercatori hanno per esempio osservato cambiamenti nel suo spessore nelle persone affette da emicrania.
La meditazione comporta inoltre un rallentamento della respirazione: 12 respiri al minuto rispetto ai 15 degli altri. La riduzione della frequenza del respiro causa un rilassamento del corpo, producendo un miglioramento per quanto riguarda la soglia del dolore.
I risultati di questa ricerca hanno indotto il team a suggerire la meditazione come strumento utile non solo per sopportare meglio la sofferenza fisica, ma anche per prevenire la fisiologica perdita di materia grigia, causata ad esempio dall’età.
gioan77 20 Marzo 2010 il 22:35
Ho letto con estremo interesse quanto scrivete sulla meditazione, ma per poterla applicarae ci vogliono degli esperti che ti indirizzino su questa metodica, vorrei saapere come fare.Grazie