Narcisismo patologico, un ostacolo alla socialità

di Redazione 3

Il concetto di narcisismo ha origini antichissime. Risale infatti alla letteratura greca, più precisamente nel personaggio di Narciso contenuto nelle “Metamorfosi” di Ovidio. Nella realtà esiste una forte differenza tra il desiderio di curarci ed apparire belli agli occhi degli altri e il narcisismo patologico; per questo non è facile capire dove finisce il sano ed inizia l’estremo.

Chi è il Narcisista patologico? Esistono vari strumenti per identificarlo, fra questi citiamo il criterio diagnostico DSM-IV,   il “Diagnostic and Statical Manual of Mental Desorders“, il quale elenca una serie di fattori che caratterizzano il narcisista patologico.

Secondo il DSM-IV egli possiede un senso grandioso del sè, la convinzione di essere unico o speciale e di essere capito solo da persone speciali ed ha una grave carenza di empatia.

La patologia narcisistica è influenzata da diversi fattori, come la fase della vita che l’individuo sta attraversando, infatti possono mainfestarsi tratti altamente narcisistici in determinati periodi dello sviluppo, molto frequenti soprattutto nell’adolescenza; si tratta di stati di passaggio che non si trasformano necessariamente in un disturbo patologico, per esempio il discorso cambia se un uomo ultra trentenne trascorre lo stesso tempo davanti allo specchio di un ragazzo.

Altro fattore importante è la cultura di appartenenza; nei paesi occidentali è molto diffusa soprattutto a causa dei modelli imposti dai mass media e dalla relativa ricerca della bellezza assoluta, inoltre questo disturbo colpisce molto in base alla componente sessuale, infatti colpisce più gli uomini che le donne.

Un buon metodo per distinguere il narcisismo sano e comune in tutti da quello patologico è valutare la qualità delle relazioni interpersonali; il narcisista è incapace di amare e capire gli altri, tratta tutti come oggetti e prende in considerazione solo chi lo venerà.

Di conseguenza ha una cerchia di amicizie molto ristretta, tende ad essere allontanato per il suo atteggiamento asociale e inoltre ha problemi anche nella sessualità, poichè l’ansia da prestazione può renderlo vittima di disfunzioni sessuali.

Per fortuna una cura c’è. Si tratta di una terapia della psicologia emotocognitiva, in cui il narcisista seguendo tempi medio-lunghi riesce a spostare i suoi comportamenti a suo favore e non contro le sue relazioni, valorizzando le proprie capacità e soprattutto modificando la percezione di sè stesso e degli altri.

Commenti (3)

  1. salve mi piacerebbe leggere commenti di persone che hanno provato la terapia emotocognitiva per il disturbo ossessivo
    qualcuno può aiutarmi a trovarne qualcuno?
    grazie a tutti per la cortese collaborazione
    Mauro

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