Il naufragio della nave Concordia di Costa Crociere sta calamitando l’attenzione di tutti, sia della stampa italiana, che di quella estera. La morte improvvisa di una persona cara, le inondazioni, gli attacchi terroristici, sono tutte situazioni legate da un sottile fil rouge: l’effetto sulla salute mentale delle vittime, dei sopravvissuti e delle loro famiglie e conoscenti.
Lo stress post traumatico, infatti, è una forma di disagio mentale che si sviluppa in seguito ad eventi fortemente traumatici. E’ stata materia di studio in America, soprattutto a partire dalla guerra in Vietnam e dai suoi effetti sui veterani. Si tratta di una condizione di disagio complessa, che può manifestarsi in persone di tutte le età e può verificarsi anche nei familiari, nei testimoni, nei soccorritori coinvolti in un evento traumatico, e persino nei cani.
Lo stress post traumatico può derivare da una serie di fattori, sia personali che ambientali. Le persone hanno una diversa suscettibilità e vulnerabilità alla condizione di stress, anche in relazione al maggiore o minore coinvolgimento diretto nell’esperienza traumatica.
Tra i fattori che certamente contribuiscono allo sviluppo di diversi livelli di stress post traumatico, ci sono le caratteristiche specifiche dell’evento che lo causa e il grado o la modalità di esposizione della vittima, le caratteristiche degli individui, in termini della loro storia medica, psichica e familiare, le modalità di intervento nel periodo post-trauma. Alcune vittime manifestano stati d’ansia e cattivi ricordi che si risolvono con un adeguato trattamento e con il tempo. All’estremo opposto, invece, ci sono individui nei quali l’evento traumatico causa effetti negativi a lungo termine.
Le ricerche effettuate direttamente su diverse aree del cervello hanno dimostrato che gli individui affetti da stress post traumatico producono livelli anormali di ormoni coinvolti nella risposta allo stress e alla paura. Il centro responsabile di questa risposta sarebbe l’amigdala, una piccola ghiandola endocrina posta alla base del cervello. Normalmente, in situazione di paura, l’amigdala si attiva producendo molecole di oppiacei naturali che riducono la sensazione di dolore temporaneamente. Nelle persone che hanno subito un trauma, invece, questa produzione si protrae a lungo anche dopo la cessazione dell’evento, causando alterazione dello stato emotivo. Inoltre, verrebbero alterati i livelli di neurotrasmettitori che agiscono sull’ippocampo, generando così alterazioni della capacità di memoria e di apprendimento regolate dall’ippocampo stesso.
Fonte: Epicentro ISS