Non la chiamate semplice timidezza

di Redazione 1

Ciascuno di noi quando si rapporta con gli altri, ha un diverso approccio a seconda del proprio carattere: in un gruppo non manca mai il leader socievole ed estroverso, carismatico e brillante. Ma altresì non manca mai però il timido, quello sempre più riservato e silenzioso. Eppure in questi casi si può sempre parlare sempre di timidezza? Solitamente le persone cosiddette timide  hanno una sorta di paura nel confronto con gli altri.

Sono sicuramente persone capaci, dotate di grande personalità ma che in un contesto più ampio, hanno difficoltà di dimostrare, non riescono ad emergere. In questi casi si parla di mancanza di autostima.


Avere un’autostima molto bassa porta il soggetto ad essere sempre dubbioso delle proprie azioni, nel confronto con gli altri teme di non essere mai all’altezza della situazione e conseguentemente, anche il potere decisionale nella sfera quotidiana ne risente notevolmente. Forse è per questo che si sono moltiplicati i corsi di autostima.

Nei casi più gravi mostra criticità e iperattività, alla continua ricerca di conferme, ha un atteggiamento interiore di sfiducia che, spesso si traduce in ansia e depressione, per il mancato raggiungimento degli obiettivi personali che prova a raggiungere. Si traduce spesso in una continua competizione e corsa per dimostrare quanto si vale, soprattutto nell’ambiente di lavoro.

Questo modo di porsi nel quotidiano, mette in luce peculiarità non tipiche del soggetto il quale non riesce a proporsi agli altri, e solo dopo molto tempo riesce a farsi notare, con la continua ansia che poi le aspettative nei sui confronti crescano,con il terrore di deludere sempre in agguato.

Non riescono a vedere di se stessi la forza con cui affrontano la vita, proprio perché per dimostrare di essere all’altezza della situazione che si apprestano a vivere, ci mettono molto più impegno, diligenza e costanza di altri, la loro intelligenza risulta spesso essere di grande livello rispetto ai cosiddetti leader.

Perché questa insoddisfazione di base possa cessare per porter godere del proprio operato, costoro dovrebbero imparare a porsi senza dover necessariamente confrontarsi come in una gara, ma imparare ad ascoltare il proprio io interiore, ad approfondire la conoscenza di se stessi, rafforzando sempre più i propri punti di forza e non le debolezze.

Raggiunto l’obiettivo, anche magari attraverso dei corsi di autostima oppure con dei corsi di motivazione, occorre valutare ciò che è stato fatto, ed essere orgogliosi di ciò che si è portato in essere, senza dover già nell’immediato porsi in un nuovo progetto, ma fermarsi e rimanere liberi dal giudizio altrui.

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