Giri di parole, frasi che si prestano ad interpretazioni ambigue, frecciatine, allusioni, sono alcuni dei fattori che allontanano da una comunicazione chiara, diretta, efficace avvicinando ad uno dei peggiori nemici di rapporti sani con gli altri: l’incomprensione. Si sottovaluta spesso il potere delle parole ma le parole hanno un potenziale talmente alto che sono capaci di muovere le folle, di cambiare il mondo, di scatenare guerre se tradotte male e non tutti sanno che all’origine di molti incidenti diplomatici ci sono espressioni tradotte o interpretate male, una cattiva mediazione culturale da parte del mediatore linguistico che non tiene conto del valore aggiunto del contesto culturale nelle frasi riportate, un valore inespresso e che invece va rimarcato.
Spesso i discorsi sono filtrati, nella nostra mente sta succedendo di tutto, si affollano mille pensieri e tante domande, molteplici dubbi ed è giusto, per carità, prima di parlare mettere ordine ma è il modo in cui lo facciamo che farà la differenza. Spesso, infatti, eliminiamo da quanto esce dalla nostra bocca proprio quegli interrogativi e quell’espressione delle nostre emozioni che vorremmo venisse fuori, che vorremmo comunicare all’altro.
Resta così un discorso vuoto, poco proficuo che ci restituirà non le risposte che cercavamo ma solo reazioni altrettanto vaghe e sterili. Intanto, nella nostra mente, i pensieri continueranno a turbinare e faremo mille congetture su cosa pensa l’altro, su quale potrebbe essere la risposta che cerchiamo, tutto perché non abbiamo avuto il coraggio di chiederlo francamente, di parlare apertamente, in una parola parlare chiaro.
Quando vogliamo sapere cosa pensa una persona, abbiamo un dubbio, anche se ci sembra stupido, facciamoci avanti, con coraggio, chiediamo a chi può darcele le risposte che ci servono, i pezzi mancanti al nostro discorso di ipotesi che ci sta facendo rimuginare ore e ore a fare mille congetture, alcune anche molto fantasiose, allontanandoci dal comprendere realmente gli altri e dal farci capire.