Paura di sbagliare, quella paralisi all’azione che blocca sul nascere i progetti, fa indietreggiare ai primi ostacoli, quel demordere a prescindere perché il terrore di un fallimento supera, almeno apparentemente, la possibilità di riuscire, palesata come remota.
Come superare la paura di sbagliare? In primis bisogna chiedersi da dove ha origine. Non di rado bisogna scovare nella propria infanzia. Se in famiglia gli insuccessi di bambino assumevano dimensioni sproporzionate, semplici errori, esperienze infruttuose venivano additate come pesanti difetti, la consapevolezza che rinunciare fosse meglio che rischiare di fallire, come un tarlo, si è annidata dentro al centro decisionale, incidendo pesantemente ed inconsapevolmente su ogni scelta.
Se il bambino si lascia frenare dalla paura di deludere i genitori, nell’adulto questo timore sommerso, ma ancora determinante, va sconfitto ponendosi al centro del proprio percorso. Pensare di dover rispondere di sbagli e passi falsi solo a se stessi, a nessun altro, convincersi, perché è così, di essere in grado di sopportare un insuccesso, tutti gli insuccessi, tranne uno: quello più grande, ovvero lasciare vincere il bambino spaventato dal timore di sbagliare, di non essere abbastanza.
La sconfitta peggiore è rassegnarsi all’immobilità, il fallimento più amaro: solo chi si incammina esce dal proprio labirinto, trova l’uscita, e se non la trova comunque si muove, compie un percorso che potrebbe condurlo ad altre uscite. Per vincere non bisogna avere paura di perdere. Ogni errore è una lezione per il futuro, una vittoria sulla paura: ho agito con coraggio e ora miglioro con pazienza.
E’ come imparare a suonare uno strumento o a parlare una lingua straniera. Nessuno, neanche un genio, ci riesce senza sbagliare e commettere ripetuti madornali errori. Che succede se ci si ferma ai primi intoppi? E’ solo attraverso le note sbagliate, le parole pronunciate scorrettamente, che si giunge a migliorare ed a perfezionarsi. Un errore è un errore, tutto qui.
Ad avere successo non sono persone particolarmente dotate, sono coloro che non mollano, perseverano, inciampano negli errori, si rialzano e proseguono. E’ alla fine di tanti sbagli che si apprende a conoscere ed a riconoscere le tante forme errate di scrivere una parola, per esclusione si giunge al modo giusto, si trova l’accordo per suonare, si arriva ad accettare gli errori come parte di un percorso buono, non come pesi che condizioneranno per sempre la nostra esistenza. E’ qui, in questo preciso punto consapevole del cammino, che il bambino sbaglia una nota, si gira verso i propri genitori e li vede ridere minimizzando. La smorfia di disapprovazione dal loro volto scompare, l’adulto la cancella, sconfiggendo, una volta per tutte, la paura di sbagliare.
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