Si può avere paura di essere felici? E’ una domanda che mi sono sempre posta, soprattutto all’indomani di cambiamenti importanti, contro una vita “serena” e senza scossoni. Nonostante l’uomo moderno viva nel benessere, il più delle volte conduce una vita quanto più lontana dalla felicità autentica.
Quello che ci impedisce di essere felici può avere diversi nomi, stress da lavoro, una vita di coppia altalenante, la solitudine, le tasse, le malattie, il mutuo, le notizie drammatiche dal mondo… eppure, la felicità esiste, anche se spesso stentiamo a sentirne il profumo.
Il rapporto con l’idea di felicità è sempre dialettico, tuttavia c’è anche chi si è talmente disabituato alla sensazione di gioia, calato in una vita tutta razionale, che quando si trova in situazioni che potrebbero essere definite “felici”, riesce al massimo a dire che si sente “sereno”, quasi avesse paura di ammettere l’evidenza.
La paura di essere felici può riflettersi su tutti i “piani” dell’esistenza: i sentimenti, la sessualità, la realizzazione personale, un traguardo lavorativo, uno stato di relax, addirittura la salute. Il cervello che da tempo non attiva gli assetti neurochimici che corrispondono alla felicità e al benessere non riesce a gestirli quando essi si presentano, li sente nemici o alieni.
In alcuni casi, poi, possono verificarsi persino degli attacchi di panico, frutto di una difesa portata all’estremo, che se non compresi nella loro dinamica, rischiano addirittura di peggiorare la situazione. Questa reazione è più facile che si verifichi in persone che, per educazione e moralità, fin da piccole si sono abituate a controllare le emozioni e a vivere al “riparo” dalla felicità, percepita non soltanto come qualcosa di irragiungibili, ma soprattutto pericolosa.
Il consiglio è quello di smettere di agire sempre in base alla praticità e all’utilità, ma inserendo nella giornata azioni e appuntamenti completamente privi di finalità, come ad esempio fare uno sport, ma non per diamgrire. Inoltre, è molto utile frequentare un corso di teatro, dove attraverso la corporeità si liberano le emozioni trattenute e si familiarizza con esse.
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