L’ottimismo è il sale della vita, lo affermava Tonino Guerra in una notissima pubblicità. A confermarcelo oggi è una ricerca pubblicata su Psychological Bulletin che ha confermato come il pensiero positivo possa contribuire alla salute dell’individuo e in particolare come possa far bene al nostro sistema cardiovascolare. Lo studio è stato condotto dagli studiosi della Harvard School of Public Health che, confrontando un gruppo di soggetti a rischio per le malattie cardiache, hanno considerato che gli ottimisti rischiano di incorrere meno in problemi di salute rispetto a coloro i quali non pensano positivo.
Dove sta la motivazione di tutto ciò? Praticamente le persone che tendono ad essere più ottimiste e a guardare il bicchiere sempre mezzo pieno che mezzo vuoto sono più improntate a seguire uno stile di vita sano. È importante, infatti, per poter essere sempre in salute approntare alcuni piccoli accorgimenti, come dormire in modo corretto, praticare attività fisica e seguire uno stile alimentare sano e regolare. Essere di buonumore aiuta a mantenere la pressione del sangue in livelli corretti. Le responsabili della ricerca sono arrivate alla conclusione che questi risultati potranno essere molto utili per poter progettare delle strategie di intervento ma soprattutto di prevenzione per gli individui. Precedenti ricerche hanno confermato che la depressione, l’ansia e i sentimenti negativi non aiutano al benessere dell’individuo, ma mai nessuno aveva approfondito il discorso in senso contrario. Infatti, le due responsabili della ricerca, la dott.ssa Julia Boehm e Laura Kubzansky, hanno rilevato che coloro i quali hanno alti livelli di buonumore riescono a condurre un tipo di vita molto più sano. Hanno, infatti, dichiarato:
Abbiamo scoperto che gli individui più ottimisti hanno il 50% in meno del rischio di subire un evento cardiovascolare rispetto ai loro coetanei meno ottimisti. Abbiamo scoperto che l’ottimismo, la soddisfazione e la felicità sono associati a un ridotto rischio di malattia cardiovascolare indipendentemente da altri fattori come l’età, la condizione socioeconomica, l’abitudine al fumo e il peso corporeo.
Foto Credits| amanda cabral su Flickr
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