Piccoli tiranni non crescono, alla terza ristampa, è un libro che ha riscosso molto successo, scritto da Aldo Naouri, pediatra e studioso dell’infanzia, un lavoro frutto della sua esperienza diretta trentennale con i bambini che molto gli hanno insegnato specie per quanto riguarda le strategie educative messe in atto oggi dai genitori. Anche i più piccoli vanno in cerca di stabilità emotiva, appigli, punti di riferimento saldi che si concretizzano proprio nel rapporto con mamma e papà. La definizione che dà Naouri dell’equilibrio infantile, a questo proposito, è molto interessante nella sua complessità e ci fa capire come proprio l’età infantile non si presti, dal punto di vista psicologico, a facili interpretazioni.
L’equilibrio è talmente essenziale che i bambini cercano costantemente di mantenerlo e, una volta rotto, di ricomporlo. L’equilibrio di cui parlo è quello esistente tra pulsioni di vita e pulsioni di morte, e che si esprime in ambiti diversi, ma soprattutto nella relazione tra genitori e figli; una relazione che può essere armoniosa o meno: è l’equilibrio della vita, quello che in gergo chiamiamo omeostasi.
La disciplina è fondamentale nell’educazione dei figli, avverte l’esperto sottolineando come
un atteggiamento eccessivamente permissivo e lassista, molto diffuso al giorno d’oggi tra i genitori, dia come risultato una generazione tirannica e irresponsabile.
Oggi invece si assiste proprio ad una latitanza della disciplina quando invece
I genitori di oggi ne hanno davvero bisogno; agiscono con il timore che comportandosi severamente i figli non saranno più amati; e non sanno che il loro destino, qualsiasi cosa facciano, è di essere amati, e a tratti odiati, dai loro figli.
L’approccio educativo dominante oggi è l’infantolatria: si permette tutto ai bambini nel timore di procurargli traumi e di non essere amati se si adotta un atteggiamento più rigido. E così si crescono o meglio non si crescono dei piccoli tiranni.
Ma l’educazione è ben altro, avverte l’esperto. E’ stabilire (o meglio, ristabilire) con il dovuto rigore dei ruoli all’interno della famiglia dove i genitori sono la guida, amorevole ma severa, dei figli, non loro complici. Capirne e nutrirne le inclinazioni infatti non vuol dire assecondarne capricci e desideri: talvolta è necessario e molto salutare dire di no, e imporre dei limiti.
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