La cosiddetta “terza età”, che si raggiunge da anziani, potrebbe non essere solo fonte di malanni e malattie, ma, anzi, essere il periodo della vita in cui, generalmente, si è più felici. Non è, però, ancora del tutto chiaro perchè ciò avvenga, e proprio per questo Derek M. Isaacowitz della Northy-eastern University e Fredda Blachard-Fields del Georgia Institute of Thecnology, in un articolo pubblicato sulla rivista “Perspectives on Psychological Science”, hanno evidenziato la necessità di ulteriori ricerche in merito.
Ciò, secondo molti psicologi, potrebbe infatti essere dovuto al fatto che, quando si ripensa al tempo passato, si tende a ricordare maggiormente gli eventi positivi e a lasciarsi alle spalle quelli negativi, e ciò aiuterebbe a vedere la vita con ottimismo. In alcune ricerche si era infatti notato che quando venivano mostrate immagini di volti o di situazioni alle persone anziane, queste prestavano più attenzione a quelle che richiamavano fatti positivi che a quelle rappresentanti eventi negativi.
Altri studi hanno invece dimostrato che le persone, invecchiando, tendevano maggiormente ad evitare situazioni o anche persone che avrebbero potuto peggiorare il loro stato d’animo. Si è visto inoltre che gli anziani cercano di non ripensare troppo alle occasioni sprecate nella vita e agli obiettivi non raggiunti, proprio per salvaguardare il loro umore. Secondo Isachowitz e la Blachard-Fields, però, non ci sarebbero prove certe di un qualche legame fra questi comportamenti messi in atto dalle persone anziane e un effettivo raggiungimento di un buon umore, e i risultati delle ricerche precedenti sarebbero poco chiari.
Per Isaacowitz, insomma, “guardare ogni tanto alcune immagini positive non fa sentire meglio le persone“. Alcuni studiosi hanno poi ipotizzato un legame fra il punteggio alto conseguito dalle persone meno giovani in alcuni test cognitivi e una buona capacità di queste nel tenere sotto controllo le loro emozioni, mentre altri, al contrario, hanno ipotizzato che il buonumore in tarda età possa essere dovuto alla perdita di alcune capacità cognitive, che indurrebbe le persone a concentrarsi su pensieri e bisogni elementari e più facili da conseguire.
“Non è così semplice dire che le persone anziane sono più felici. Ma anche se fossero mediamente più felici, vogliamo anche sapere in quali situazioni una particolare strategia fa stare bene una particolare persona con particolari qualità o risorse” ha concluso Isaacowitz.
Foto Credits/Patrick Doheny su Flickr
Luca Fiorucci
mario 13 Gennaio 2012 il 11:56
La felicità è accontentarsi delle piccole cose, come dice il saggio, le persone anziane forse diventano sagge, limitano le pretese, mentre i giovani..non si accontentano mai!