Precari e precariato, due termini molto diffusi di recente sia a livello mediatico, sia a livello amichevole, infatti ad oggi, sembra che ognuno di noi conosca almeno un precario, che sia amico o familiare, poca è la differenza che fa.
Ebbene questa condizione di instabilità lavorativa, ha portato a tantissime insurrezioni sociali ma soprattutto a tantissimi problemi psicologici per chi si trova in questa condizione e per chi sta vicino a chi è in questa condizione. Il nome tecnico attribuito a questa sorta di patologia, si chiama Sindrome da lavoro precario. Ad esserne colpiti, circa il 25% dei giovani che non hanno un impiego stabile e duraturo.
Gli psicologi che l’hanno descritta, hanno dimostrato una serie di disturbi sia fisici che mentali che quotidianamente colpiscono queste persone. Parliamo di disturbi come l’ansia, la sensazione di inadeguatezza, la sensazione di paura di un pericolo costante, oppure di problemi fisici come colite, gastrite, dermatite, tachicardia ed insonnia.
I soggetti che corrono maggiori rischi di prendere la Sindrome da lavoro precario, sono i neolaureati che ad oggi risultano i meno probabili a candidature per lavori stabili nel tempo per evitare licenziamenti.
Secondo una serie di ricerche, gli esperti hanno dichiarato che:
“I neolaureati crescendo in un ambiente familiare in cui hanno maturato una mentalità che promette garanzia, sicurezza e stabilità lavorativa una volta presa la laurea, soffrono non solo dei sintomi principali descritti in precedenza, ma di una grave compromissione del senso di autostima in mancanza del quale si genera sofferenza”.
La Sindrome del lavoro precario, quindi riguarda un po’ tutti coloro che soffrono di questi sintomi frustanti e che sembrano non avere una risoluzione semplice. Ben l’80% di questi soggetti, secondo gli esperti, non riuscirà a superare tutti questi problemi se non a seguito di un consulto con un professionista della psicologia. I danni che rimangono nel tempo quindi sembrano essere indelebili.