Secondo un recente studio condotto da alcuni ricercatori del Georgia Institute of Thecnology, l’ambiente culturale circostante- nella fattispecie, quello americano-può contribuire a far insorgere pregiudizi razzisti o sessisti. Secondo questa ricerca, infatti, film, televisione, radio e letteratura americane potrebbero rafforzare certi stereotipi.
Il dottor Paul Verhaeghen, psicologo, che ha condotto tale ricerca, ha spiegato infatti: ” Si pensa che le persone tendono ad associare la gente di colore con la violenza, le donne con la debolezza, o gli anziani con la smemorataggine, perchè hanno dei pregiudizi. Ma c’è un’altra possibilità, che ciò che pensi non sei te, ma l’ambiente culturale intorno“.
Per condurre la loro ricerca, gli studiosi hanno dato ai partecipanti un questionario preparato per valutare la quota di pregiudizi, sia in negativo che in positivo, che mostravano. I ricercatori inoltre valutavano la rapidità con la quale venivano fatte alcune associazioni di parole.
Una prima associazione comprendeva parole tipicamente accoppiate nella formazione di stereotipi (ad esempio, nero-fannullone). A queste venivano contrapposte coppie di parole con la stessa parola iniziale, ma che non sono associate negli stereotipi razzisti, mentre una terza categoria comprendeva parole che sono strettamente correlate, ma che non corrispondono a dei pregiudizi.
Secondo gli psicologi, i tempi di risposta assai rapidi con cui le persone tendevano ad associare le coppie di parole che riflettono degli stereotipi sono un riflesso di un pregiudizio a livello inconscio.
In seguito, i ricercatori hanno esaminato una lista di parole ritenute rappresentative della cultura americana, notando come le parole utilizzate nella ricerca vengono accoppiate insieme nella letteratura, e hanno confrontato i risultati del loro test con le parole trovate nella lista.
Gli studiosi hanno quindi scoperto che i partecipanti alla ricerca associavano più rapidamente le coppie di parole che si trovano più spesso insieme nella letteratura, siano esse corrispondenti a degli stereotipi razziali o meno.
Gli scienziati hanno quindi dedotto dai risultati della ricerca che i tempi di risposta più rapidi non dipendono tanto da un atteggiamento razzista del soggetto, quanto con le volte che le persone sentono queste parole accoppiate insieme.
Il professor Verhaegen ha quindi concluso affermando che molti pregiudizi “hanno poco a che fare con ciò che uno è, e di più con l’ambiente culturale che uno ha intorno”. Perciò, secondo lo studioso, sarebbe bene evitare che si diffondano certi stereotipi, per evitare che le persone li possano poi fare propri.
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