Un matrimonio, una convivenza, una relazione perfetti o quasi? Il segreto, per la psicologia, sta tutto nel guardare al partner con occhi leggermente velati, che coprano tutti i difetti o almeno quelli veramente insopportabili e che potrebbero minare il rapporto quando non c’è più un fiume di passione a risanare tutto, come avviene nel caso di molte coppie consolidate.
Di psicologia del matrimonio ha parlato Sandra Murray, ricercatrice dell’Università di Buffalo, in un recente studio pubblicato dalla rivista di divulgazione scientifica Psychological Science.
Spiega la Murray che a contare, nella durata di un rapporto, influisce, forse ancor più del carattere amabili di lui o di lei, il modo in cui guardiamo ai difetti dell’altro. Come a dire: tutti hanno delle pecche, l’abilità per far funzionare il rapporto in una coppia sta tutta nel riuscire a non vederle. Tutti ciechi per un amore da vissero felici e contenti?
Per la Murray un dato è certo: più si idealizza il partner, più a lungo durerà la storia. Nel suo studio la ricercatrice ha cercato di individuare il segreto delle nozze perfette, valutando un campione di 193 coppie, monitorate al momento del fatidico sì e successivamente ogni sei mesi per i primi tre anni di vita da coniugi. La scoperta è che chi idealizzava il partner sulla base di virtù più o meno presunte era più felice e soddisfatto della vita di coppia rispetto ai critici, persone che al partner guardavano con un certo disincanto, evidenziando anche i lati negativi e i difetti.
Ma idealizzare il partner non era sconsigliato perché poteva far incorrere in bruschi risvegli ed amare delusioni qualora le qualità che gli attribuivamo ad occhi chiusi si fossero improvvisamente e concretamente palesate al nostro sguardo, finalmente obiettivo? La Murray sostiene il contrario quando afferma che a contare, per la felicità della coppia, è più che altro la percezione dell’altro e non la sua vera natura. Siete d’accordo?
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