Quando si raggiunge il punto di non ritorno? Ci manteniamo appositamente vaghi con questa domanda perchè ognuno di noi è differente e questo “limite” non sempre è qualcosa tipico di tutte le persone. Sono infatti molti i fattori che concorrono a tale “luogo” della psiche.
Partiamo prima di tutto da un semplice presupposto: il punto di non ritorno può essere quel momento in cui si fa qualcosa che non si è mai pensato di fare dal punto di vista sociale o relazionale. Può essere il suicidio. Ma può essere anche il mandare a quel paese tutto e tutti e ricostruirsi una vita. Diciamo che per comodità il punto di non ritorno è quel momento nella vita di una persona in cui le cose che si sperimentano cambiano “per forza”. E’ quell’azione che ci porta a cambiare profondamente.
Quando si raggiunge? Essenzialmente nel momento in cui la nostra mente non ce la fa più a combattere o andare avanti seguendo la stessa quotidianità tenuta fino a quel momento. E’ l’attimo in cui il desiderio (qualsiasi esso sia) vince sulla ragione ad ogni costo. E non è sempre un male. Talvolta abbiamo proprio bisogno di questo per liberarci dalle gabbie nelle quali ci richiudiamo da soli. L’essere umano, pur essendo un animale, non sfrutta totalmente il suo istinto e questo man mano lo porta involontariamente a dare un contributo ulteriore allo stress che lo può catturare. Raggiungere il punto di non ritorno dà quella sferzata di vita o la reazione necessaria che non sempre la routine è in grado di scattare.
Photo Credit | Thinkstock