Per alcuni la parola relax è sinonimo di ansia. In vista delle prossime vacanze natalizie molte persone non vedono l’ora di ottenere le tante desiderate ferie per partire verso luoghi più o meno lontani alla ricerca di un po’ di riposo. Molte altre, invece, non vogliono sentire parlare di relax perché, sembra un paradosso ma non lo è, questa esperienza li porrebbe in una condizione di disagio e stress, evidentemente perchè favorisce una perdita di controllo sulla realtà che per alcune persone non è tollerabile.
Christina Luberto, studentessa di dottorato presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Cincinnati, ha costruito un questionario, il Relaxation Sensitivity Index (RSI), al fine di esaminare in maniera scientifica il fenomeno dell’aumento dei livelli di ansia come conseguenza di esperienze classificabili come rilassanti. Il Relaxation Sensitivity Index è un questionario di 21 item che valuta la paura legata ad ansia da relax, diviso in tre sottoscale che forniscono i punteggi che andranno a comporre il profilo complessivo. I tre fattori che il test esplora sono:
- problemi fisici, fanno parte di questa sottoscala item come “Ho paura quando il mio respiro diventa più profondo”, “Odio i massaggi a causa della sensazione che creano quando i miei muscoli si rilassano “;
- problemi cognitivi, appartengono a questa categoria item come “Non mi piace rilassarmi perché non mi piace quando i miei pensieri rallentano”, “Non mi piace rilassarmi perché questa cosa mi fa sentire fuori controllo”;
- problemi sociali, questa sottoscala comprende item come “Mi preoccupo quando il mio corpo si rilassa perchè apparirò poco attraente”, “Ho paura che se mi rilasso gli altri penseranno che sono pigro”.
Dalla ricerca, condotta su trecento studenti universitari, di sesso femminile, con un’età media di 21 anni, è emerso come la sensibilità a vivere esperienze di relax sia legata alla presenza di manifestazioni di ansia ed anche alla paura di vivere esperienze che conducono ad uno stato di eccitazione.
“Questo suggerisce che, per alcune persone, qualsiasi deviazione dal normale funzionamento, sia che si tratti di eccitazione o rilassamento, è stressante”, sostiene la Luberto.
La ricercatrice, inoltre, ha affermato che le ricerche future dovranno accertare l’efficacia del test in campioni statisticamente più stratificati così come tra gli individui che soffrono di disturbi di natura psichiatrica. Tale accertamento consentirà di identificare i pazienti che sono refrattari al trattamento con terapie di rilassamento, spesso utilizzate per curare i pazienti che soffrono di disturbi legati all’ansia.
Foto Credits / Arvee5.0 su Flickr
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