Non è possibile dare una risposta univoca alla rabbia, dato che è a fondamento di tutte le teorie psicologiche ed è sovente a capo delle motivazioni che sottendono alle manifestazioni espressive, alle modificazioni corporee e alle azioni (non disgiunte ovviamente alle nostre reazioni).
E’ un’emozione primitiva e quindi è possibile osservarla e monitorarla in diverse fasce d’età nonché in specie diverse dall’uomo.
Gioia, dolore e rabbia sono le prime emozioni in cui ci imbattiamo ed iniziamo a conoscere ma la collera, a differenza delle altre, viene “educata” molto presto all’inibizione o quanto meno al controllo. Pertanto sono fondamentali in tal senso gli studi evolutivi in grado di analizzarla sia quando è “compressa” che nelle espressioni più evidenti e libere.
Si può dire inoltre che l’ira è parte di un “sottogruppo” in cui sono incluse ostilità, disgusto e disprezzo e ne rappresenta l’emozione di base e che pur trovandosi spesso “assieme”, presentano eziologie e conseguenze diverse sui nostri comportamenti.
La rabbia in molti casi è la risposta fisiologica che diamo alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica. Naturalmente non sempre e non in tutti i casi, queste ultime rappresentano le micce perché deflagri, spesso interviene la responsabilità e la consapevolezza che si attribuisce ad un persona o evento come cause ultime e scatenanti.
Ci arrabbiamo infatti quando qualcuno o qualcosa s’oppone, ostacola un nostro bisogno, ci ferisce o impedisce la realizzazione di una nostra istanza: la difesa del nostro spazio vitale si traduce pertanto in un’ aggressione. Questo almeno è quello che avviene in natura, anche se nell’uomo l’evoluzione ha stemperato l’irruenza immediata e senza freno, inibendo la risposta violenta e mascherando i segnali frustranti verso l’oggetto/soggetto che la scatena.
Ora, nonostante i “divieti” sociali che opponiamo a questa emozione, non riusciamo o almeno non del tutto a mascherare le tipiche espressioni del viso e del corpo che abbiamo in comune e indipendentemente dalla latitudine e dalla cultura, come l’aggrottare della fronte e delle sopracciglia, lo scoprire e digrignare i denti, sentirci rigidi nella muscolatura fino a bloccarci. La voce diventa intensa, il tono minaccioso e sibilante. Fisicamente subiamo una forte attivazione del sistema autonomo simpatico, accelera il battito cardiaco e i vasi sanguigni sono fortemente irrorati.
E’ importante esprimere questo stato d’animo che a torto è stato considerato negativo, gli studi infatti hanno dimostrato che chi tende a reprimerlo, lo vive e lo percepisce intensamente e lo “subisce” di frequente.
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