La disoccupazione, soprattutto in questo periodo di crisi economica e finanziaria, è tra le principali fonti di stress ed ansia ; ciò evidenzia come i fattori socio-economici possono influenzare lo stato di salute delle persone. Ora, un nuovo studio condotto negli Stati Uniti, suggerisce come la perdita del lavoro sia legata ad un maggiore rischio di essere colti da infarto miocardico acuto (AMI).
“Anche se i rischi per AMI sono stati più significativi nel primo anno dopo la perdita di posti di lavoro, lo stato di disoccupazione, il numero complessivo di posti di lavoro persi e di disoccupati sono stati ciascuno indipendentemente associati ad un aumentato rischio di infarto miocardico acuto,” scrivono gli autori.
A condurre questa analisi, pubblicata online sul numero di novembre di Archives of Internal Medicine, è stato il dottor Duprè che, insieme ai suoi collaboratori, ha analizzato i dati di 13.451 persone, con età media di 62 anni, i quali hanno aderito all’ Health and Retirement Study, una ricerca i cui partecipanti erano sottoposti ad interviste di follow-up ogni due anni, tra il 1992 e il 2010. Dall’analisi dei dati è emerso come alcuni aspetti della propria storia lavorativa possono aumentare la probabilità di soffrire di problemi cardiovascolari; i ricercatori hanno calcolato che il rischio di un attacco di cuore riguardava i disoccupati con una percentuale del 35% superiore a coloro che non avevano avuto problemi di lavoro. Si è visto, inoltre, che più posti di lavoro una persona aveva perso, più alto diventava il rischio di soffrire di problemi di cuore e questa aspetto aveva la stessa importanza di altri fattori di rischio più tradizionali (fumo, diabete di tipo 2, ipertensione).
Gli studiosi credono che sia opportuno portare avanti ulteriori ricerche finalizzate ad indagare come la disparità legata al lavoro possono aggravare il rischio di essere colpiti da attacchi di cuore, in modo da poter implementare iniziative efficaci a tutela della salute. Ciò appare auspicabile dal momento che la crisi non accenna a placarsi anche negli States e la disoccupazione potrebbe impennarsi o comunque rimanere stabile anche nei prossimi mesi.
William T. Gallo, della City University of New York, commentando questa ricerca ha dichiarato:
“Esistono prove sufficienti sull’influenza negativa della perdita di posti di lavoro in materia di salute. La prossima generazione di studi dovrebbero individuare (…) interventi mirati alle persone più vulnerabili.”
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