Nei libri di testo c’è quasi sempre una sezione dedicata al pensiero laterale, alla creatività, a quel think out of the box, pensare fuori dagli schemi, che può salvarci e fare davvero la differenza in molti momenti difficili della nostra vita, quando la via d’uscita non è così palese. Tra gli esercizi, ad esempio, si chiede agli studenti di montare una candela al muro in modo che possa rimanere accesa senza ribaltarsi, avendo a disposizione una scatola di fiammiferi, la candela stessa e delle puntine da disegno. La soluzione è usare uno di questi oggetti in modo non convenzionale, dunque, paradossalmente, in un esercizio che dovrebbe insegnare a pensare fuori dagli schemi, c’è una risposta giusta. Si rafforza solo l’idea che c’è un modo “giusto” per essere creativi. Il che ci riporta al motivo per cui la maggior parte di noi può trovarsi di fronte ad un blocco quando cerca di essere creativa. Pensare che c’è un modo giusto per esserlo.
In realtà, spiega la psicologa Carolyn Kaufman, autrice del blog Psychology for writers, la vera creatività richiede il perseguimento di idee che altri hanno trascurato, disprezzato, o rifiutato, bannato come errate. Vale a dire, una risposta “sbagliata” di solito è una risposta creativa. Certo una buona risposta creativa non deve solo essere nuova o inusuale, in qualche modo deve essere utile, anche se l’utilità non sempre è immediatamente evidente.
Oltre al blocco della risposta giusta, i creativi solitamente affrontano un altro ostacolo, all’apparenza insormontabile, ovvero il presentarsi delle idee frammentario, un flusso di pezzi inarrestabile e disconnesso che non si sa bene come riuscire a tenere insieme. La forza di chi riesce effettivamente a creare sta proprio nella capacità di affrontare le tante idee che si affollano nella mente esattamente come sono, a pezzi, avendo fiducia e aggrappandosi, senza gettarlo, ad ogni frammento che un giorno sarà parte di un insieme che ci vede artefici e risolutori al contempo di questo puzzle. D’altra parte, se i pezzi sono nostri, dobbiamo avere fiducia che riusciremo anche a collocarli nell’ordine giusto o qualcun altro lo farà per noi. Una risposta sbagliata per la nostra domanda potrebbe essere giusta per la domanda di qualcun altro. Un esempio pratico? Il chimico Spencer Silver cercava di creare un collante più potente per il suo nastro e ha creato una colla troppo debole ma non l’ha gettata via bensì messa da parte. Un altro dipendente della stessa azienda ha trovato il modo di utilizzare la sua ricetta per i segnalibri che non devono danneggiare le pagine delicate, facendo nascere il post-it, oggi utilizzatissimo.
Buttate dunque via l’idea che c’è una risposta “giusta”, suggerisce la Kaufman, ed invece cominciate a pensare che le risposte insolite sono le uniche davvero creative.
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