La sindrome premestruale è una condizione che può influenzare in maniera negativa la vita quotidiana, essendo associata a sintomi quali umore tipico della depressione, ansia, mancanza di concentrazione ed attenzione, astenia, mal di testa. Nonostante si sappia molto su questa sindrome e sui sintomi che l’accompagnano ancora non esiste un accordo unanime sui criteri da utilizzare per una sua classificazione e ciò ostacola non poco l’adozione di interventi terapeutici dedicati.
Il DSM IV, il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders dell’American Psychiatric Association, ha stabilito dei criteri per la diagnosi del disturbo disforico premestruale ma la sua classificazione non sempre ha soddisfatto gli addetti ai lavori anche perchè i criteri previsti per una sua diagnosi porterebbero ad una sottostima del disturbo nella popolazione femminile. Tra i criteri previsti dal manuale dei disturbi mentali ricordiamo senso di autosvalutazione, spiccata ansia, spiccata labilità emozionale (per esempio spiccato senso di tristezza, voglia di piangere, ipersensibilità al rifiuto), collera ed aumento dei conflitti interpersonali, diminuzione dell’interesse per le attività consuete, difficoltà soggettive a concentrarsi, mancanza di energia, spiccate modificazioni del’appetito, ipersonnia o insonnia.
Secondo i criteri fissati dal DSM IV si può parlare di sindrome premestruale disforica quando i sintomi interferiscono notevolmente col lavoro o l’attività scolastica, le attività sociali abituali e le relazioni con gli altri.
Leire Aperribai, titolare di un dottorato di ricerca in Psicologia presso l’Università l’UPV / EHU dei Paesi Baschi, per il suo lavoro di tesi ha condotto una ricerca il cui obiettivo era quello di valutare l’affidabilità della classificazione che il DSM fornisce per tale sindrome. Partendo dai criteri previsti dal manuale, lo studente ha costruito un questionario che successivamente è stato convalidato attraverso la sua somministrazione a diverse donne che lavorano nei diversi campus della sua università.
Dai risultati è emerso che la sindrome premestruale riguardava il 15% delle donne intervistate, una percentuale più elevata rispetto ai calcoli precedenti secondo cui tale disturbo riguarderebbe tra il 3% e il 10% della popolazione. Il test costruito da Aperribai non può essere considerato uno strumento diagnostico ma sicuramente può essere un utile mezzo per effettuare un rapido screening (la soministrazione richiede solo 10 minuti) e distinguere coloro che soffrono di questo disturbo da quelli che non lo presentano.
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