I Social Media, come ad esempio Facebook o Twitter, non sempre aiutano le nostre relazioni: utilizzandoli senza la dovuta attenzione alla privacy, si rischia di andare incontro a gravi problemi.
Infatti dimenticare piccoli accorgimenti può costare molto caro: lo ha scoperto, ad esempio, la teenager inglese Kimberley Swann, che è stata licenziata per aver definito il suo lavoro “noioso” su Facebook. Stessa sorte è toccata ad una ragazza milanese che aveva creato un gruppo in cui derideva la sua azienda.
Ha perso il lavoro anche Kevin Colvin, impiegato presso la Anglo Irish Bank che, dopo aver preso una giornata di permesso dal lavoro con la scusa di problemi familiari, ha pensato bene di pubblicare le foto della festa di Halloween cui ha partecipato proprio in quel giorno.
Ashley Payne, insegnante 24enne di Atlanta, ha perso il posto semplicemente perché ha pubblicato sul suo profilo una foto che la ritrae mentre beve un cocktail alcolico.
Ancora più complesso il caso di Natalie Blanchard, che si è vista revocare l’assegno di malattia che riceveva a causa di una grave depressione: secondo la sua compagnia di assicurazione, le foto su Facebook in cui appariva sorridente dimostrano in modo inequivocabile che la ragazza è in grado di tornare al lavoro. L’episodio si concluderà in tribunale, ma è lecito chiedersi: vale davvero la pena di rischiare così tanto?
Questi episodi ci dovrebbero insegnare ad essere particolarmente attenti alla privacy e alla tutela della nostra immagine: infatti anche se la nostra coscienza è limpida, potrebbe essere molto facile incorrere in qualche incomprensione. Evitiamo quindi di pubblicare foto che possono risultare imbarazzanti o di scegliere un’immagine del profilo poco seria: chiunque potrebbe vederci in pose poco adeguate semplicemente cercando il nostro nome.
Gestiamo con attenzione anche i nostri contatti: creiamo delle liste ad hoc per condividere le informazioni solo con chi vogliamo realmente. Creiamo ad esempio un gruppo di amici più ristretto che può accedere ad alcuni dati come ad esempio il numero di cellulare e altre liste con contenuti limitati per chi conosciamo meno.
Non accettiamo di condividere il nostro profilo con persone che non conosciamo o che non abbiamo mai visto, solo perché magari hanno il nostro stesso cognome o degli amici in comune: meglio difendere la propria riservatezza che avere un elenco di amici lunghissimo.
Attenzione poi ai danni di immagine: è possibile che le nostre foto siano abbinate ad inserzioni pubblicitarie, spesso anche poco gradevoli. Siamo davvero sicuri di voler vedere la nostra faccia in una campagna di marketing per cuori solitari o per pubblicizzare miracolose bevande dimagranti? Andiamo subito a modificare le impostazioni sulla privacy per impedire questa eventualità.
Se utilizziamo un social media dedicato al lavoro, come LinkedIn, non proviamo neppure a gonfiare le nostre mansioni: anche il nostro capo potrà leggere quella pagina e la nostra vanteria non farà assolutamente buona impressione.
Attenzione infine alle cattiverie ed ai pettegolezzi: se scriviamo sul nostro account o su un blog qualcosa che dovrebbe essere riservato, la notizia si diffonderà in un istante. Meglio quindi puntare sulla discrezione e se vogliamo creare un blog meglio trovarci uno pseudonimo difficilmente riconducibile a noi. In fin dei conti, se c’è qualche gossip interessante ci si può sempre parlare a voce.