Un tempo il demone educativo era rappresentato da quel luogo di perdizione chiamato sala giochi: troppe ore perse a giocare ed a guardare gli altri giocare. Poi è stato il turno della televisione, troppo violenta e poi distraeva dai compiti a casa. Nel mirino sono finiti anche i videogiochi, tutti, buoni e cattivi, come avviene sempre in questi casi quando anche un bravo bambino che gioca a salvare l’ape Maia viene indicato come un futuro serial killer. Ora è il turno dei social network di salire sul banco degli imputati, rei di minare l’equilibrio psicologico dei bambini. Succede con tutte le novità. Passerà anche questa e si troveranno altri indiziati.
Nel frattempo, proprio come avvenuto con i videogiochi, è bene ricordare che generalizzare serve sempre a ben poco se non a sottrarre anche i benefici innegabili delle nuove tecnologie e degli attuali mezzi di interazione sociale. Come con tutto non è l’uso in sé a nuocere ma l’abuso o il cattivo uso che si fa di questi strumenti. Piuttosto che vietare indiscriminatamente con il rischio di lasciare tagliati fuori i bambini da un mondo che si evolve anche nel modo di studiare, socializzare e comunicare, bisognerebbe dunque educare ad una fruizione consapevole. Ne hanno parlato gli psicologi riuniti alla 119th Annual Convention della American Psychological Association, nell’ambito di un incontro dal titolo Poke Me: How Social Networks Can Both Help and Harm Our Kids.
Facebook ha modificato l’interazione sociale, è innegabile, ha esordito Larry D. Rosen, docente di psicologia alla California State University, ma ricerche più approfondite su questo social network stanno iniziando a fornire i primi risultati, riscontrando non solo aspetti negativi ma anche positivi dal suo utilizzo.
Gli adolescenti e i bambini che fanno un uso smodato di Facebook hanno spesso tendenze narcisistiche, comportamenti antisociali, manie ed atteggiamenti aggressivi. L’abuso quotidiano dei media e della tecnologia ha un effetto negativo sulla salute di tutti: bambini, preadolescenti e adolescenti, rendendoli più inclini ad ansia, depressione e ad altri disturbi psicologici.
Facebook può essere fonte di distrazione e può avere un impatto negativo sull’apprendimento se aggiornato spasmodicamente, ovvero ogni 15 minuti circa.
Il social networking, usato senza cadere nella dipendenza, ha invece influenze positive tra cui:
- Sviluppo di empatia virtuale con gli amici online.
- Miglioramento delle capacità di socializzazione.
- Maggiore interazione in classe grazie all’utilizzo delle nuove piattaforme di comunicazione (gruppi, pagine, eventi ecc)
Rosen consiglia ai genitori di non perdere tempo a spiare i bambini o a bloccare gli account, perché i giovanissimi sanno molto meglio di loro come eludere i blocchi e la sorveglianza e si otterrebbe l’effetto contrario, ovvero aggiungere il fascino del proibito all’utilizzo di Internet. Bisogna invece ascoltare il bambino e farsi raccontare il suo mondo online, stare all’erta per eliminare contatti sospetti dalle sue cerchie, creare un legame basato sulla fiducia:
“La comunicazione è il punto cruciale dell’essere genitori, ha spiegato Rosen. Bisogna parlare con i bambini o meglio ascoltarli. Il rapporto tra genitori che parlano e genitori che ascoltano deve essere di almeno 5 a 1. Parlare un minuto e ascoltare per cinque, ha concluso lo psicologo”.
[Fonte: Social networking’s good and bad impacts on kids, American Psychological Association]
Commenti (2)