Se nessuno ha il coraggio di perdersi, chi troverà nuove strade? Eppure il coraggio e l’ardire di percorrere sentieri poco battuti, scegliersi un modo alternativo di vivere, viene appoggiato solo formalmente da quella parte di sognatori retorici che fa finta di sognare ma sta vivendo nel sogno di qualcun altro, subendo il fascino e l’influenza del seminato, di un percorso sicuro, già tracciato da altri, che porterà inevitabilmente al successo. Per molti funziona, altri per essere felici hanno bisogno di un piano B. Il piano B è un sogno privato che viene vissuto intimamente perché piace non perché porterà necessariamente in alto, un piano che non scade nella banalità, non esaurisce la sua spinta creativa e tiene viva la ricerca di chi lo porta avanti ad occhi aperti.
Non ha un punto di arrivo preciso, non si realizza mai completamente perché spesso raccoglie nuovi stimoli lungo la strada, lascia entrare correnti diverse, imbocca sentieri che spuntano all’improvviso e senza preavviso. L’insoddisfazione che oggi pervade molte persone, spesso in posizioni sicure, di prestigio ed all’apparenza invidiabili, deriva dall’aver scelto il piano A, un modo di vivere standard che obbedisce a stimoli già noti e forse proprio per questo così morti e spenti da non regalare nemmeno un brivido, una goccia di passione e di interesse. Chi sceglie il piano B d’altra parte non troverà terreno fertile inizialmente e vivrà delle insicurezze e delle ansie trasmesse da chi non riesce a comprendere il motivo di scelte così azzardate.
Lisa Manterfield, oggi scrittrice, ieri marketing manager, sta lavorando ad un nuovo libro Women Who Rock the World Instead of the Cradle e di piani B ne sa qualcosa. Quello che consiglia a chi vive davvero un sogno è di possederlo sul serio, fino in fondo, perché lungo il percorso in tanti ci spingeranno a non crederci più e solo se saremo davvero forti e determinati, la spunteremo sulla tentazione di tornare a vivere nel piano A, condannandoci all’infelicità.