La convinzione diffusa che la dopamina regola il piacere potrebbe avere un ulteriore impulso dagli ultimi risultati della ricerca sul ruolo di questo importante neurotrasmettitore. I ricercatori hanno dimostrato che esso ha un ruolo fondamentale nel regolare la motivazione, permettendo alle persone di avviare e mantenere un’azione finalizzata ad ottenere un risultato positivo o negativo.
Sulla rivista di neuroscienze Neuron è stato pubblicato un articolo in cui vengono presentati i risultati raggiunti da un gruppo di ricercatori dell’Universitat Jaume I di Castellón. Questa ricerca rivede la teoria prevalente sulla dopamina e costituisce un importante cambiamento di paradigma per le possibili applicazioni rispetto alle malattie legate alla mancanza di motivazione e alla fatica mentale, alla depressione, al morbo di Parkinson, alla sclerosi multipla, o alle condizioni in cui si assiste ad un eccesso di motivazione come nel caso delle dipendenze. Uno degli autori dello studio, Mercè Correa, spiega così i risultati ottenuti:
“Si credeva che la dopamina regolamentasse il piacere e la ricompensa e che noi la rilasciamo quando si ottiene qualcosa che ci soddisfa, ma in realtà le ultime prove scientifiche dimostrano che questo neurotrasmettitore agisce prima di ciò e ci incoraggia effettivamente ad agire. In altre parole, la dopamina è rilasciata al fine di ottenere qualcosa di buono o di evitare qualcosa di male.”
La dopamina rilasciata non solo in risposta a sensazioni piacevoli ma anche in presenza di stress, dolore o perdita. Il suo livello dipende da singoli individui ed elevati livelli del neurotrasmettitore potrebbero anche spiegare il comportamento dei cosiddetti cercatori di sensazioni che mostrano un’alta motivazione ad agire.
Secondo Correa la depressione è legata ad una carenza di dopamina, le persone non hanno voglia di fare niente proprio a causa dei bassi livelli del neurotrasmettirore. Sempre secondo la ricercatrice gli antagonisti della dopamina, che sono stati utilizzati con pazienti con problemi di dipendenza, non hanno funzionato a causa di cure inadeguate basate su un fraintendimento sulla funzione della dopamina.
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