Negli ultimi anni si sta assistendo ad un rinnovato interesse da parte di case farmaceutiche e ricerca scientifica sulla medicina di genere, interesse che nasce dalla volontà, o meglio da quella che appare ormai come una necessità, di non trascurare le differenti reazioni a farmaci piuttosto che la diversa sintomatologia dell’infarto nelle pazienti.
Anche per quanto riguarda il benessere mentale, occorre concentrarsi sullo studio dei distinguo tra uomo e donna. Su questo filone di ricerca si colloca lo studio di cui vogliamo parlarvi oggi su Iovalgo.
Pare che stress, ansia e depressione, i tre tarli dell’equilibro psicofisico, da soli o in concomitanza, colpiscano in misura maggiore e con più intensità il sesso femminile, che sarebbe maggiormente esposto al rischio di soffrirne per ragioni di natura biologica.
A rivelarlo è una sperimentazione effettuata da un’équipe di ricercatori afferente al Children’s Hospital of Philadelphia (USA), coordinata dalla dottoressa Rita Valentino, un neuroscienziato, e i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista di divulgazione scientifica Molecular Psychiatry.
I ricercatori hanno scoperto che il cervello femminile è più sensibile ad un ormone, denominato CRF, dall’inglese corticotropin-releasing factor, fattore di rilascio della corticotropina. Questo ormone viene prodotto dall’organismo proprio nei momenti in cui si è più sottoposti alle conseguenze degli stati d’ansia e si ha bisogno di gestire lo stress.
I ricercatori hanno analizzato le ripercussioni dello stress su un campione di topolini, sia maschi che femmine. Dal confronto dei dati raccolti, si evince che il sesso femminile non riesce a gestire al meglio alti livelli dell’ormone e mostra una sensibilità maggiore al fattore. La Valentino ha spiegato che, sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per determinare se questo meccanismo valga anche per gli uomini,
questo studio può aiutare a spiegare perché le donne sono due volte più vulnerabili degli uomini ai disturbi legati allo stress.
[Fonte: ASCA]
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