Con “stress occupazionale” si indica generalmente l’esperienza emozionale negativa (accompagnata da modificazioni biochimiche, comportamentali e cognitive) percepita dalla persona sul luogo di lavoro come conseguenza delle difficoltà a far fronte a richieste interne o esterne valutate come gravose (Baum A., 1990). Il termine burnout (approssimativamente, in italiano, “bruciato”) fu introdotto da Freudenberger nel 1974 per descrivere una serie di atteggiamenti, emozioni e comportamenti negativi derivanti da una cronica difficoltà nel controllare lo stress.
La psicologa Christina Maslach ha approfondito gli aspetti principali del burnout definendolo “una sindrome di esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale”. L’”esaurimento emotivo” si caratterizza per la mancanza dell’energia necessaria per affrontare la realtà quotidiana, il soggetto si sente svuotato, sfinito, le sue risorse emozionali sono “esaurite”. Con il termine “depersonalizzazione” Maslach intende un atteggiamento caratterizzato da distacco e ostilità che coinvolgono primariamente la relazione professionale d’aiuto, vissuta con fastidio, freddezza e cinismo.
“Diventando pessimista e cinico, l’operatore riduce il senso di colpa e la frustrazione associata al lavoro: il distacco dal lavoro – inteso come distacco dagli utenti – psicologicamente aiuta e protegge l’operatore” (Rossati e Magro, 1999).
Con l’espressione “ridotta realizzazione personale” si fa riferimento ad un sentimento di “fallimento professionale” per la percezione della propria inadeguatezza al lavoro. Nel 1994 Folgheraiter ha introdotto un quarto elemento, la “perdita della capacità del controllo”, per descrivere il momento in cui la professione finisce per assumere un’importanza smisurata e l’individuo non riesce a “staccare” mentalmente.
Alla situazione psicologica e relazionale sopra descritta si associano generalmente sintomi fisici sotto forma di vaghi malesseri, ansia, astenia, cefalea, disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia), algie diffuse, turbe dispeptiche. Il burnout si configura come una vera e propria sindrome, capace di influenzare in maniera significativa la relazione tra individuo e contesto lavorativo, con ripercussioni di grande rilievo a livello individuale, organizzativo e macrosociale. Sul piano individuale, il burnout può avere effetti notevoli sul benessere lavorativo, arrivando talvolta a costringere il soggetto ad abbandonare l’impiego. A livello organizzativo, detta sindrome può tradursi in una flessione del rendimento lavorativo e sull’efficace ed efficiente raggiungimento degli obiettivi. Sotto il profilo macrosociale le conseguenze si riflettono sul versante economico (richiesta di assistenza medico-sanitaria, assenteismo dal lavoro, elevato turnover) e sulla qualità dei servizi alla persona (Mondo e Porru, 2006).
Foto Credits | Alex E. Proimos su Flickr
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