Il divorzio è, per definizione, un evento traumatico. Nessun matrimonio sereno finisce con la separazione: si tratta quindi dell’epilogo doloroso di una situazione estremamente complessa. Al di là delle cause che hanno portato a questa scelta, dobbiamo capire come sopravvivere a questa crisi in modo maturo ed evitare conseguenza psicologiche gravi.
Anche se la scintilla d’amore sembra ormai irrimediabilmente spenta e tutti i tentativi di riavvicinamento hanno avuto esito negativo, è comunque molto difficile lasciarsi. Sono poche le persone che vivono questo momento esclusivamente come una liberazione: nella maggior parte dei casi dominano il senso di fallimento, la rabbia o la paura della solitudine. La fragilità emotiva è quindi il primo problema da affrontare durante il divorzio.
La fine di un matrimonio infatti non è solo la chiusura di una storia d’amore, questione di per sé già abbastanza difficile. Con il matrimonio termina anche qualcosa di più grande: un progetto di vita creato a fianco di una persona e su cui si è investito molto sia a livello emozionale sia nell’impostazione pratica della propria quotidianità.
Le conseguenze di un divorzio toccano quasi tutti i lati della nostra esistenza: l’aspetto economico, la sfera relazionale, la gestione della vita di tutti i giorni, addirittura il nostro rapporto con la società.
La fase iniziale è caratterizzata da negazione e choc: anche se quasi tutti i divorzi sono preceduti da importanti segnali d’allarme, come ad esempio continui litigi, infedeltà o blocchi della comunicazione, solitamente la decisione viene vissuta come un evento sconcertante.
Il disorientamento è una delle caratteristiche più comuni: nonostante le evidenti difficoltà, in questa fase la cosa migliore per la propria serenità è impegnare tutte le energie per ricostruire la propria esistenza a partire dalla praticità della vita quotidiana. Molto spesso infatti è dominante la frustrazione, ad esempio nel caso di un uomo che deve imparare a gestire una casa, dopo aver delegato per tanti anni alla moglie tutte le attività domestiche. Non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto, ma reagire a partire dalle piccole abitudini, per creare un muro di difesa contro la sensazione di non essere più in grado di fare nulla senza il supporto dell’ex coniuge.
La depressione può nascere dal rimorso e dai sensi di colpa. Può infatti capitare di accusarsi di essere i soli responsabili di un divorzio: cerchiamo di essere obiettivi. Nella maggior parte dei casi, l’incompatibilità non è una questione di colpe e ciascun coniuge ha dei difetti che possono aver danneggiato l’equilibrio matrimoniale.
Molto spesso l’esito di questo percorso è il rancore nei confronti dell’ex compagno. E’ una reazione normale e assolutamente necessaria del processo di guarigione psicologica, tuttavia se questi sentimenti non vengono elaborati in modo adeguato, si finisce per trascorrere tutta la vita sentendosi delle vittime e precludendosi la possibilità di amare di nuovo.
Il punto di arrivo dovrebbe una rinnovata autostima, una nuova visione di tutte le prospettive che la situazione attuale può offrire. Come molti episodi negativi della vita, anche il divorzio può comunque diventare parte del nostro percorso di crescita e farci esplorare le nostre esigenze più in profondità.
L’unico punto fermo riguarda i figli: al di là della sofferenza e della conflittualità tra ex coniugi, bisogna ricordare che ci si separa come marito e moglie, ma si continua ad essere entrambi genitori. Un pessimo partner può comunque essere un ottimo genitore: dunque è necessario affrontare con maturità questi problemi per potersi ancora confrontare su quello che riguarda i figli, senza farne strumento di vendetta.
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