Talento innato o maturato? O entrambi? Non è sufficiente avere la stoffa per emergere. Bisogna che qualcuno la scopra e la valorizzi, bisogna coltivarla e lavorare duro, allenandosi continuamente e lanciandosi in sfide sempre nuove, avere il sostegno della famiglia in questo percorso sin dall’infanzia e, ultimo, ma non da meno, trovarsi al momento giusto nel posto giusto per poter cogliere al volo le opportunità.
Questa è la ricetta per il successo di Karl Anders Ericsson, docente di psicologia della Florida State University. Ericsson è convinto che il talento naturale non esista. La memoria e l’intelligenza di molte persone di talento non sono affatto superiori alla norma, e quelli che sul palco piuttosto che in campo o in ufficio mostrano come una dote e una capacità innata altro non sono che il frutto di un duro lavoro su se stessi, finalizzato al potenziamento di una passione (quella si che è innata!), di un sogno, di una particolare predisposizione fisica a questo piuttosto che a quello sport.
Non ci sono persone prive di talento. Il talento è più la somma di motivazione, opportunità di perseguire i propri obiettivi, tenacia e tanto tanto tempo a disposizione per coltivare una specifica attitudine.
Qual è il segreto per eccellere in ogni campo? Secondo lo studioso, oltre ai tre fattori sopra citati ovvero:
- iniziare presto
- avere il sostegno della famiglia
- trovarsi davanti alle giuste opportunità
bisogna lavorare, lavorare, lavorare… molto e a lungo. Quantificando ( e non vi spaventate) per l’eccellenza ci vogliono ben 10 mila ore di allenamento, o 10 anni di esercitazioni continue ed intense.
E’ la pratica intenzionale quella che occorre, ovvero un training continuo che non si basi solo sulla ripetizione di ciò che si sa fare bene ma su sfide sempre nuove per superare i propri limiti e misurarsi con capacità ogni volta diverse.
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[Fonte: Focus]