Al piano meno uno del policlinico Gemelli di Roma è nato il primo Day Hospital dedicato alle dipendenze “alternative“, in pratica quelle da internet. A spiegarne la necessità sono i dati di uno studio condotto dall’Università di Parma e dal Cnr su un campione di 2200 studenti: il 22 per cento presenta condotte “immersive” in relazione all’uso del pc, vale a dire un uso eccessivo, e uno su dieci è a rischio dipendenza.
Naturalmente come è da immaginare, riguardo questo disturbo, le opinioni sono molte e diverse, per Stefano Benemeglio, ad esempio, autore di numerosi studi sul comportamento umano già a partire dagli Anni Sessanta, nonché fondatore dell’onlus Accademia Internazionale delle Discipline Analogiche sostiene che per questi disturbi e la maniera in cui si presentano: “le sfaccettature sono molteplici: c’è chi si fa travolgere da Internet fino a diventarne dipendente e chi si fa coinvolgere dal gioco d’azzardo: ma si tratta sempre di uno stesso fenomeno che caratterizza la nostra epoca. E per risolvere questi problemi sempre più persone si rivolgono all’ipnosi“.
Ma al policlinico, il trattamento, va maggiormente in profondità ed è ‘combinato’ con la psicoterapia e i farmaci “Il protocollo di intervento del centro è strutturato in tre passi” spiega Federico Tonioni, coordinatore del nuovo ambulatorio: ” un colloquio iniziale per confermare o meno la diagnosi di dipendenza, incontri successivi per individuare la psicopatologia sottostante e, se necessario, un eventuale intervento farmacologico e, infine, l’inserimento progressivo in gruppi di riabilitazione, al fine di riattivare un contatto dal “vivo” con gli altri“.
A questi gruppi sono spesso invitati a partecipare anche i familiari. Infatti, se gli adulti, normalmente dipendenti dal sesso virtuale o dai giochi d’azzardo, hanno coscienza del proprio disturbo e si rivolgono autonomamente al centro, quando si parla di giovanissimi (tredici-vent’anni), di solito assuefatti a social network e a giochi di ruolo, è la preoccupazione della famiglia a far scattare la richiesta d’aiuto. “Nel caso dei ragazzi” precisa Tonioni “la rete moltiplica le relazioni orizzontali ma frammenta quelle verticali, con i genitori per esempio. E l’ambulatorio serve anche a ricostruirle“.