Leggevo di una donna che, per vendicarsi del tradimento del marito, ha inviato foto osé dell’amante a decine di colleghi per svelare, a suo dire, che razza di persona fosse questa donna a rovinare la vita di un’altra coppia. Una vendetta che sicuramente avrà sortito i suoi effetti ma che non ha sicuramente contribuito a migliorare l’immagine di quella che da vittima di un’infedeltà subita si è trasformata in carnefice della vita privata altrui, e temo dovrà pagare anche delle conseguenze a livello civile.
Un gesto dettato dalla rabbia, senza alcun dubbio, dall’istinto di vendetta per una delusione subita e ritenuta inaccettabile, il desiderio di mostrare a tutti che razza di persone siano quelle che l’hanno tradita. Un’arma a doppio taglio la vendetta perché spesso, scandalizzati da un comportamento altrui che riteniamo riprovevole, ci vendichiamo con armi altrettanto riprovevoli dal punto di vista etico.
Questo comportamento, se inizialmente ci farà provare sollievo, con una punta di malignità al pensiero di aver arrecato disagio a chi ci ha fatto soffrire, finirà con il trasformarci in persone sempre pronte a restituire il torto subito e non farà di noi delle persone migliori, capaci di voltare pagina, di accettare le delusioni, per quanto amare della vita, cercando di migliorare il mondo in cui viviamo, le relazioni interpersonali, lavorando sulla fiducia e costruendo un’alternativa invece di farci cambiare e dunque dare potere, troppo peso a chi ci ha fatto del male.
E’ importante non tanto perdonare, dunque, quanto non lanciarsi in vendette infinite, accettare il tradimento e troncare il rapporto che, se arrivato all’infedeltà, forse andava male da prima ed anche senza l’intervento di terzi ad insidiare l’apparente felicità della coppia sarebbe finito, per altre ragioni. Quello che conta, soprattutto, è capire che certi gesti eclatanti metteranno in cattiva luce la nostra immagine mentre tutti ammirano chi riesce a rimanere calmo, buono, integro e leale malgrado le batoste subite.