Siete delle fumatrici incallite e non riuscite proprio a smettere? Tantissime sono le donne che dopo aver scoperto di aspettare un bambino decidono di interrompere con le sigarette e lasciare da parte questo vizio che fa molto male alla salute, sia del bambino che della stessa madre. Oggi vogliamo parlarvi del risultato di una ricerca effettuata dagli studiosi delle prestigiose Università di Stanford, Washington e Yale. Secondo le statistiche, è emerso che il 45% delle donne incinte decide di smettere di fumare. Ma sorprendentemente la percentuale sale tantissimo dopo la gravidanza.
Le neomamme, infatti, una volta superato il parto, riprendono a fumare e questo coinvolge ben l’80% dei casi. Non si riesce proprio a smettere, questa è la verità. Fra le cause che spingono di nuovo queste donne a fare uso della sigaretta c’è la frequentazione di ambienti in cui altre persone fumano o molto spesso sono proprio gli stessi amici e conoscenti delle donne che li tentano. Inoltre, lo stress di non potersi più concedere la tentazione del fumo diventa molto pressante su donne che già di per sé si trovano in un momento molto delicato della propria vita.
Lo studio è stato condotto su delle pazienti dei reparti di maternità che hanno dovuto compilare circa 300 pagine di dati. Le donne, di età compresa tra i 18 e i 36 anni, hanno sostenuto che i loro rapporti sociali erano molto cambiato dopo aver smesso di fumare ed anche questo ha portato ad un forte accumulo di stress. Pubblicata sul Maternal and Child Health Journal, la ricerca ha evidenziato che la rete sociale nella quale le donne erano costrette a confrontarsi era costituita maggiormente da fumatori che, creando in queste una situazione di stress, le spingeva a riprendere a fumare. Il fenomeno è stato per questo chiamato “smoking identity groups” per indicare quanto in realtà il vizio di fumare identifichi un vero e proprio gruppo di persone che fanno la stessa cosa.
In Italia, ad esempio, l’Istituto superiore di Sanità ha stabilito che i figli di donne che fumano hanno un rischio del 70% di contrarre malattie alle vie respiratorie o di subire una riduzione della crescita polmonare rispetto agli altri.
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